Molti di noi hanno tra i propri conoscenti almeno una persona che ha frequentato qualche corso di crescita personale, di motivazione o di miglioramento.
Spesso, sono persone che hanno sperimentato sulla propria pelle cosa significa sentirsi inadeguati, cadere a terra o trovarsi senza uno scopo.
Persone che hanno preso in mano la loro vita – almeno in parte – e hanno lavorato per ricostruirsi.
Persone che hanno ottenuto una certa sicurezza di sé.
Capita però, molto spesso, che costoro si sentano un po’ degli eroi e, per questo, dotati di qualche strano potere: dispensano consigli non richiesti, vogliono aiutare quando non hanno la competenza per farlo, credono di avere la verità in tasca.
Allora questi eroi alle prime armi fanno degli errori, spesso comuni, di valutazione.
Vediamone alcuni che possano essere da stimolo alla riflessione per tutti.
Uno degli errori che riscontro più spesso è quello di voler strafare. Escono da un corso, pensano di poter dominare il mondo, e fanno il passo più lungo della gamba! Perché? Si dimenticano di una regola d’oro: baby-steps. Piccoli passi, costanti, quotidiani, tenaci, e non salti nel vuoto.
Un altro errore è che alcune persone tendono ad aspettare a oltranza il momento giusto perché ora che sono “fichi” non possono fallire. Eh?!
C’è poi chi tende a usare tutta una serie di processi logici per convincere gli altri di ciò che è giusto o meno, che ora che loro “sanno” vanno ascoltati, dimenticandosi che la vera leva del convincimento umano è l’emozione. Meno mente, più cuore!
C’è anche chi parla male degli altri. Mi è capitato, seguendo l’esempio di qualche guru che per sottolineare la validità di ciò che fa è scivolato con un paragone negativo, di fare altrettanto. Ma ho abbastanza info sugli altri? Direi la stessa cosa se quella persona fosse qui? E soprattutto serve a qualcosa parlare male o lamentarmi? Per fortuna l’ho capito presto e, anche se a volte non mi trovo d’accordo, ho pieno rispetto di ciò che fanno gli altri professionisti.
Qualcuno invece persevera all’infinito, andando incontro a costi incredibili per non “buttare” quanto ha già speso. A volte basterebbe, invece, cambiare direzione e capire che è meglio “limitare le perdite”.
Altro errore, molto pericoloso, è quello di attivare la modalità sbagliata in un certo contesto. Immagina di essere un mio collega e che ieri siamo andati a farci cinque birre in centro. Oggi mi incontri in ufficio e davanti a un cliente che non conosci fai menzione della bevuta di ieri. Ti pare sensato? No, perché non hai valutato il momento.
Ed ecco un altro errore, il mio preferito: il buon samaritano. L’errore di quello che vuole aiutare tutti, che subisce tutto per una qualche causa misteriosa. E-V-I-T-A-L-O!
E che dire della gara al “quanti corsi hai fatto tu?” “E questo certificato tu ce l’hai?” “Mi sono già iscritto al prossimo master! E Tu?” Ma secondo te, valgono i titoli appesi a una parete o il mettere in pratica quanto hai appreso e ottenere risultati?
A questo punto mi tocca aggiungere all’elenco anche l’errore di chi si fa paladino della giustizia. Magari prende un aereo per andare dall’altra parte del mondo pur di elevarsi a super-eroe. Hei! Calma. Madre Teresa di Calcutta una volta disse qualcosa di simile: “Mi vuoi aiutare? Non venire in India. Inizia a spazzare la polvere dal tappeto di casa tua.” Più chiaro di così!
Infine, c’è tutta quella schiera di persone (anche tra chi non ha fatto corsi motivazionali, neuroscientifici o di crescita personale) che “sa” le motivazioni di chi ha davanti. Queste persone pensano di avere la sfera di cristallo. Leggono la mente. Prevedono il futuro. Mah…
Credo che in molti dei casi elencati si tratti di brave persone, spesso mosse da un nobile intento, con un reale desiderio di aiutare o di far vedere che ce l’hanno fatta. Ma a tutti quegli eroi alle prime armi – ci sono passato un po’ di anni fa – dico: fate più domande, ascoltate e siate umili.
Le persone seguiranno il vostro esempio, non le vostre parole. E ve lo dice uno che con le parole ci vive.