WOW! Secondo il vocabolario on-line Treccani “Wow è una voce onomatopeica, diffusa attraverso i fumetti e i telefilm per ragazzi, e adottata soprattutto nell’uso giovanile per esprimere soddisfazione, entusiasmo, eccitazione intensa oppure un sentimento, per lo più positivo, di meraviglia o d’impressione”.
Sono del ’76 e “wow” lo dico anch’io: o mi è sfuggito qualcosa o l’enciclopedia più famosa d’Italia è da un po’ che non bazzica per le aziende, soprattutto quelle che hanno a che fare con il digitale (ormai, quasi tutte).
Capita di ascoltare PM (product manger) parlare di siti da “wow”, store manager che scrivono ai propri clienti “wow, questo prodotto è fantastico!”, e multi-level-marketer che lo dicono ogni 3 secondi, che se glielo togli, quasi quasi il discorso non sta più in piedi.
Ma siccome sono un tipo curioso, anziché giudicare la scelta della definizione di Treccani e mandargli due righe, ho scelto di fare una ricerca per capire perché ci piace tanto wow (uau!).
Crash! Boom! Bang! Oltre a sentire queste parole dai Roxette (famosa band svedese degli anni ’90, per intenderci quella della colonna sonora di Pretty Woman) se hai letto qualche fumetto, – oggi fa più fico chiamarli comics – ti sarai reso conto che l’uso di questi “suoni” abbonda. Ma se Crash! Boom! Bang! richiamano il rumore di qualcosa che si rompe, che scoppia o esplode, perché WOW è il suono dello stupore, della meraviglia e di qualcosa di bellissimo che lascia a bocca aperta?
Ma soprattutto, perché esiste anche nella nostra lingua?
Per alcuni dei più giovani ora non sarà così facile seguire quanto sto per scrivere, ma nel caso wikipedia darà loro una mano.
Athur Fonzarelli, detto Fonzie, è un tipo con blue jeans stretti, maglietta bianca, giubbotto in pelle nera e fa del bagno del bar il “suo” ufficio. Lui è uno che dice wow! Uno che entra in casa tua, verso la fine degli anni ’70 e ci rimane per un bel pezzo degli ’80. Si presenta all’ora di cena, quando la famiglia è riunita a tavola e la TV è doverosamente accesa. Perché in quegli anni, se hai la TV, magari a colori, fai parte di quelli giusti. Che se il tuo vicino di casa, che fa i turni alla Montedison per comprarsi la Ritmo nuova, ti viene a trovare e accendi il televisore, annuisce con la testa e dice “wow!”
Fonzie lo hanno guardato quasi tutti in quegli anni, diventando così popolare da influenzare il linguaggio di moltissime persone. Tanto che, secondo una ricerca effettuata dal Prof. Marri dell’Università di Bologna, è proprio grazie alla serie Tv “Happy Days” che questa parola è entrata a far parte dell’uso comune. Parola che, secondo l’esperto di linguistica, esprime proprio quel sentimento di gioia, stupore, e meraviglia.
Insomma, si tratta di una parola inventata. Tre lettere che suonano “u-a-u”, che forse usi anche tu e che permettono di esprimere tre concetti tanto magici da poter cambiare la tua vita.
Immagina una vita piena di gioia.
Immagina una vita con qualche bella sorpresa.
Immagina una vita nella quale puoi osservare cose meravigliose.
“WOW!” E che tu lo abbia pronunciato – nella tua testa o no – poco cambia: perché queste tre immagini hanno alterato il tuo stato emotivo. Hai prodotto serotonina se il sentimento associato a queste tre immagini è stato sufficientemente lungo o intenso – qui dipende dalla tua capacità di creare immagini vivide – e quindi benessere, cioè felicità.
Ora pensa a tutte le parole che usi, a quante volte inquini la chimica del tuo cervello con parole negative attivando di conseguenza l’attenzione selettiva, che, tradotta in lingua comprensibile ai più, è quel meccanismo attraverso il quale vedi ciò che vuoi vedere, perdendo di vista il resto. Lo sapevi che, dovendo gestire tante informazioni, il tuo cervello tende a portarne allo stato di coscienza solo alcune. Quali? In primis quelle sulle quali hai posto la tua concentrazione.
Ti spiego il meccanismo con un esempio pratico, perché come ti ho scritto più su, wow, può cambiare il tuo destino.
Dalla posizione in cui ti trovi, osserva la stanza o l’ambiente intorno a te. Guardati attorno e conta quante cose bianche ci sono. Contale.
Fatto? Le hai contante? Quindi, se adesso ti chiedessi quante sono, mi daresti una risposta sicura?
Ok, hai il numero di quante cose bianche ci sono intorno ben memorizzato. Ma ti concedo un’altra possibilità: osserva ancora una volta e conta quante cose bianche ci sono.
Bene, ora, senza più guardare, dimmi: quante cose nere hai visto?
Sì, nere, non bianche.
Credo che un “mmm, non so, non le ho viste” sia una risposta abbastanza frequente. Ma se adesso ti chiedessi di trovare quelle cose nere, di sicuro, le vedresti.
Capito come funziona? La tua attenzione, prima, era rivolta altrove, a cercare le cose bianche e non hai “visto” quelle nere.
Ora, riporta il concetto alla vita di tutti i giorni. Pensi che una cosa sia giusta? Andrai alla ricerca dei segnali che diano confermano alla tua idea (hai presente vaccino vs vaccino no?)
Quindi, se pensi che le cose vanno male, farai fatica a vedere ciò che invece ancora, nella tua vita, funziona.
Parti da questo: se respiri, se hai un pc o un telefono per leggere questo articolo, se puoi muoverti, beh, allora sono già cose da wow, ma se le dai per scontate, sono come le cose nere che non avevi visto.
“UAU”, per scriverla all’italiana, racchiude, in qualsiasi contesto in cui la usi, un sentimento positivo di soddisfazione, di gioia. Ecco perché può cambiare il tuo destino: perché altera la chimica del tuo cervello. Tu la pronunci, i tuoi neuroni si attivano, gli ormoni del benessere entrano in circolo. E a questo punto puoi fare scelte migliori. WOW. Usalo, anche se la Treccani ci ha detto che è per “giovani”.