La Mente Mente
La Mente Mente

Se non sei dotato di una mente elastica, se hai la convinzione di essere sempre nel giusto o se ti ritieni piuttosto “rigido” nelle tue opinioni o ancora pieno di te stesso, non leggere questo articolo. Al contrario, se pensi che ogni occasione sia utile per imparare e leggere qualcosa di nuovo possa permetterti di scoprire cose interessanti anche su te stesso, allora ti trovi nel posto giusto.

Quel che trovi scritto da qui in poi si basa principalmente sugli studi di Daniel Kahneman, premio nobel nel 2002 per l’economia.

La mente mente” (cit.) è una grande scoperta e mi trovo d’accordo con questa affermazione.

Ho fatto qualche ricerca in merito, ho testato i concetti appresi su me stesso e su alcune persone che conosco con un risultato sorprendente: sì, la mente mente, e nella maggior parte dei casi non ci si rende nemmeno conto di quanto il nostro cervello abbia fatto per farci credere che ciò non sia vero.

Anche Nassim Taleb, filosofo e statistico, ipotizza che “noi esseri umani ci inganniamo costantemente elaborando fragili resoconti del passato e convincendoci che siano veri” (Pensieri lenti e veloci, D. Kahnneman).

E che dire delle credenze che accompagnano la tua vita? Se rifletti, per molte di esse, magari le più importanti, non hai nessuna prova. Le reputi “vere” e ci credi per il semplice fatto che le condividi con le persone che per te contano o a cui vuoi bene. Quindi, quando ti reputi certo delle tue convinzioni dovresti chiederti: dov’è la prova concreta che sia così?

Ma il più delle volte non lo fai. Ed ecco che la mente mente.

Perché? Uno dei motivi principali è che sei programmato per soddisfare un bisogno: la coerenza. Infatti, tendi a cercare segnali che soddisfino la veridicità di un tuo pensiero riguardo a una data cosa anziché valutare la situazione in modo completamente obiettivo.

Uno degli esempi che Kahneman ci suggerisce è questo: se ti piace la politica di un certo leader, è probabile che perfino il suo look e la sua voce ti piacciano. E questo è dovuto a quel che lui definisce “effetto alone”: la tendenza ad apprezzare (o detestare) tutto di una persona, comprese cose che non si sono osservate.

Questa tendenza cresce, alimenta e si alimenta di quelle che vengono chiamate prime impressioni.

Le ricerche dimostrano che le prime impressioni si formano in 5-30 secondi… Pensa: trai conclusioni sulla base di una quasi totale assenza di dati.

E poi che succede? Che il cervello vuole vincere e cerchi la conferma di quel primo giudizio formulato. Certo, capita che alcune persone si ricredano e riformulino la propria valutazione. Tuttavia nella maggior parte dei casi la tendenza è di convalidare ciò che hai pensato inizialmente.

Credenze e prime impressioni, quindi, si basano su una quasi completa assenza di prove sulle quali noi fondiamo opinioni, giudizi e comportamenti.

Scrive ancora il premio nobel per l’economia: “Furono stimolati a cercare i difetti, e difetti trovarono.” E ancora: “Mi sono imposto di sorridere e in effetti mi sento meglio.”

Anche in questo caso mi trovo d’accordo. E tu? Di sicuro ti sarà capitato di provare un’esperienza simile. Eri orientato al problema e ancora più problemi trovavi anziché vedere le soluzioni. E per quanto riguardo lo stare meglio?

Ora che stai sorridendo voglio fare con te un piccolo test.

Ascolta l’intuizione della tua mente e poi verifichiamo.

Una racchetta da tennis e una palla costano 110 euro.

La racchetta costa 100 euro più della palla.

Quanto costa la palla?

A che numero hai pensato? Immagino 10, cioè 10 euro. Questa è una risposta intuitiva, facile e sbagliata. Sì, il sistema intuitivo, quello che agisce prima di quello razionale ti ha mentito. Esso produce sensazioni, impressioni, reprime i dubbi ed esclude l’ambiguità, per esempio.

Infatti se esegui il calcolo matematico con razionalità ti accorgerai che la risposta corretta è 5: il totale di 110 euro è dato da 105 euro per la racchetta e 5 per la palla, dove la differenze è appunto 100. Perché se la palla costasse 10, il totale sarebbe 120…

Forse ti starai dicendo “beh, semplice”. Sì lo è, soprattutto dopo che ne prendi coscienza.

Un altro modo in cui t’inganni è attraverso la disponibilità delle informazioni che i media creano intorno a te.

Le ricerche di Kahneman ce lo spiegano bene.

Secondo un test effettuato in America, le persone ritenevano che la morte per incidente fosse più probabile di quella per diabete in rapporto 300 a 1. La realtà dei dati invece indica una storia del tutto diversa: la morte per diabete si verifica con una probabilità ben più elevata di quella da incidente: 4 a 1!

Perché questa diversità? La stima è viziata dal modo in cui i media trattano le notizie e a quali di esse danno più enfasi.

Va così, la mente mente. Che fare allora?

Le intuizioni possono andare bene, in alcuni casi sono necessarie e ti salvano la vita. Pensa alla sensazione di paura che ti fa scappare da una situazione di pericolo: utile, corretto? Ma che fare se quella stessa sensazione ti blocca anche quando il pericolo è passato? O ti impedisce di scegliere come comportarti davanti a un problema o una nuova sfida?

Qui si tratta di usare meglio il cervello. Perché l’intelligenza va oltre la sola capacità di effettuare un ragionamento. L’intelligenza è fermarsi per un attimo, a volte la frazione di un secondo, e recuperare nella memoria il materiale necessario a fornire la risposta più saggia. L’intelligenza è anche saper usare una particolare attenzione quando serve farlo.

Ora sta a te, e puoi iniziare ad attivare meglio le tue capacità. Come? Ponendoti domande di qualità. Perché le domande forniscono ottime risposte, a patto di porsi le domande giuste. Altrimenti… la mente mente.