- Sentenza: Colpevole.
Pena: ergastolo. Cioè prigione a vita (lo dico per i più piccoli che mi leggono).
Accusa: sabotaggio alla nazione.
Vi risparmio i tecnicismi, le procedure e dettagli poco interessanti. Perché qui stiamo parlando di cosa fare per evadere di prigione.
Mi rendo conto che avrei dovuto scrivere “prigione” tra virgolette, ma concedetemi di creare quella giusta curiosità.
Il detenuto n. 46664 era considerato solo un numero dalle guardie di Robben Island; prima di entrare in quel carcere, davanti alla corte, aveva detto: “Ho accarezzato l’ideale di una società libera e democratica in cui tutti vivano insieme in armonia e con le stesse opportunità. È un ideale per cui spero di vivere e che mi auguro di raggiungere. Ma per il quale, se sarà necessario, sono anche pronto a morire.”
Con il tempo Nelson, questo il nome di quell’uomo condannato alla prigione a vita, abbandonò la sua posizione radicale e la violenza con la quale aveva combattuto nei primi anni e iniziò a sognare un SudAfrica libero, riconciliato, collaborativo.
Comportandosi da umano, invece che da semplice numero, e trattando gli altri nello stesso modo, Nelson Mandela si guadagnò il rispetto di molti prigionieri e di buona parte delle guardie. Si interessò dei loro hobbies, come ad esempio il rugby , suggeriva a un padre cosa poteva fare (come quando scriveva le lettere al figlio di Christo Brand, una guardia che spesso si rivolgeva a lui) e gioiva dei piccoli lavori quotidiani che svolgeva perché “ci si può sentire soddisfatti anche lavando bene i propri vestiti, spazzando il corridoio, sistemando la cella per ottimizzare gli spazi. La stessa gratificazione che fuori dal carcere si prova una volta svolte attività più significative, in prigione la si può provare facendo piccole cose.”
Nel frattempo, mentre il movimento contro l’apartheid che aveva creato nel 1944 continuava a crescere e a farsi sentire, Mandela si ritrovò ad essere un uomo “libero”.
Cosa aveva fatto per evadere dalla prigione? La sua evasione fu la cultura, l’imparare dalle piccole cose, il continuare a credere nel suo sogno. Questo lo tenne in vita nei momenti più difficili (quelli iniziali) e mantenne vivo il suo ideale di libertà. Un ideale che nel 1990, dopo 27 anni di prigione, divenne realtà.
Mandela scelse il perdono e la collaborazione. Quando nel 1994 divenne il primo Presidente nero del SudAfrica, mantenne alcuni funzionari bianchi che avevano fatto parte della precedente amministrazione.
Secondo me lui è l’esempio perfetto per quanto riguarda il “cosa fare per evadere di prigione”, dove per prigione intendo l’ignoranza, la chiusura mentale e l’abbandono dei sogni.
Molti uomini vivono in libertà, ma pochi vivono liberamente, condannati all’ergastolo delle proprie convinzioni, della propria chiusura, del proprio pessimismo (leggi qui: https://www.lucanovello.it/convinzioni-o-limitazioni-chiarire-il-concetto-in-657-parole/)
Mandela ha cambiato modo di porsi, prima verso se stesso e poi verso gli altri, conquistando quella libertà che dovrebbe appartenere a ognuno di noi.
Ho ridotto molto la sua storia, raccontandoti ciò che ho ritenuto significativo. Fanne buon uso, ed evadi di prigione.
H2H. Dai il tuo meglio.