La formazione è stata per molti la chiave della crescita in qualsiasi business. Per molti lo sarà ancora di più d’ora in poi, visto il cambiamento di scenario al quale abbiamo assistito negli ultimi due anni.
Eppure procedere con progetti formativi senza capire da che parte orientarsi, secondo me, farebbe più danni che altro. Sì, perché le persone non hanno tempo e soldi da perdere, soprattutto adesso.
Circa un anno fa, un’importante azienda di formazione ha condotto un’indagine molto interessante circa le aree più soggette al cambiamento:
- Marketing & Comunicazione (30%)
- Sales & Customer Care (19%)
- HR & Training (19%)
e poi via via tutto il resto: IT, Security, Legal, Logistic, etc…
A questo punto la domanda rilevante è: come portare nuove competenze in queste aree?
E ancora: perché la vecchia formazione può distruggere le aziende?
Voglio dare una solo risposta per entrambe le domande.
Gli elementi che dobbiamo considerare sono le contraddizioni che hanno fatto sì che molte aziende, basandosi sul vecchio approccio e sul vecchio sistema formativo hanno in qualche modo generato prima e subito dopo.
Infatti oggi vanno considerate la sopravvivenza e l’innovazione, l’individuo e il team, la sicurezza e la libertà, il lavoro e l’equilibrio (work-life-balance), la visione e l’azione.
Termini che in passato venivano se non messi in contrapposizione almeno in competizione, in un gioco a somma zero, dove il successo dell’uno avrebbe portato a compromettere il risultato dell’altro.
Le aziende (e le persone) hanno bisogno di altre persone che portino fiducia, sostegno, coraggio, competenza e umanità. Per questo la vecchia formazione distrugge le aziende: perché non fa nulla di tutto ciò.
Ma ci sono metodi diversi, oggi, di fare formazione, con cui davvero la parola formare assume il senso che dovrebbe avere, basato sul processo. Quindi l’attenzione ricade su tre aspetti rilevanti:
- Perché farlo?
- Come farlo?
- Cosa fare?
Perché la formazione è necessaria per prepararsi alla flessibilità crescente che il mercato e la vita richiedono.
Serve un approccio umano, di connessione tra persone, in modo da eliminare le distanze (altro che ridurre! E-li-mi-nar-le!).
Ed è necessario saper fare, perché una cosa è sapere, e un’altra è saper fare.
Ecco che avere un trainer che abbia fatto esperienza in diversi contesti, che abbia saputo modificarsi ed evolvere, che nel suo quotidiano incarna le competenze che vuole portare in aula, farà la differenza.
Basta con chi te la racconta. Per carità, le storie sono importanti, e personalmente a me piace usarne molte quando sto in aula, ma tutto deve arrivare a un concetto più concreto. Le persone hanno meno tempo e meno soldi. Lo so perché ci sono passato anch’io e mettendomi nei panni di chi la formazione va a farla (non solo di chi la eroga) ho scelto di lavorare secondo tre principi essenziali, definiti PUT (dall’inglese mettere):
- Praticità: portare a casa sempre qualcosa di pratico e che puoi utilizzare da subito.
- Umanità: approccio da persona a persona (H2H dovrebbe dirti qualcosa se hai già letto qualche mio articolo) per imparare a imparare.
- Tempo: la giusta durata, senza quei lunghissimi corsi del passato, eliminando quello che è in più (nel senso di inutile) e facendo attenzione a quel che ti serve davvero.
La velocità di questi anni non lascia più spazio a quella vecchia formazione (che ancora oggi qualcuno fa e che può distruggere le aziende). Serve tutto quello di cui ho appena parlato, in cui l’unico approccio possibile resta uno solo: H2H. HumanToHuman. E se dai alle persone il giusto valore, le persone daranno il valore giusto alla tua azienda.