Quello che oggi molti “leader” (lo sono davvero?) non capiscono è che, nel momento in cui assumono questa posizione, stanno sempre guidando. Sì, hai capito bene. Quando parli, quando stai zitto, quando fai o non fai una cosa, stai mostrando e definendo la direzione della tua azienda o del tuo reparto. Ogni tuo segnale comunicativo dice cosa è importante per te. E spesso lo fai in modo inconsapevole.
Per illustrarti il concetto in modo più semplice: non è tanto cosa dici, ma come lo dici.
Quindi, come essere un leader?
Ricordo il caso di una famosa azienda, “leader” del mercato di un certo tipo di beni di lusso, in cui l’imprenditore aveva deciso di condurre l’azienda con una strategia “familiare”. Dichiarava a collaboratori e dipendenti che questa, la sua azienda appunto, era la sua famiglia, e che ognuna delle persone che ne facevano parte, per lui, erano importanti (apprezzo il bel tentativo di sponsorship).
Capita che un giorno, questa azienda, si trovi ad affrontare una difficoltà economica (o magari vuole massimizzare i profitti?) e senza condividere la situazione con i dipendenti, questo leader decida di operare alcuni tagli.
E cosa fa? Assume un manager “ad hoc” per attuare un piano di risanamento e il giorno in cui viene dichiarato che una parte della “famiglia” dovrà lasciare la “casa”, il leader, l’imprenditore, il padre (chiamatelo come volete) è in vacanza con sua moglie.
Al rientro dalle vacanze dichiara pubblicamente che gli è dispiaciuto non esserci ma…
Ma un cazzo. Già, qui sono duro e non ci sono compromessi.
Un leader sa che tutto di sé comunica. Le parole contano e se non sono accompagnate dai fatti, beh, valgono nella misura opposta e in modo ancora più importante: perdi completamente credibilità.
Un leader deve essere coerente e credibile (concetto che vale anche nella relazione genitore-figlio). “Leading by example”, cioè guida con l’esempio. E andandotene in ferie mentre alcuni dei tuoi “figli” perdevano il lavoro cosa comunica?
Un leader non spinge, ma attira le persone nella direzione giusta.
Lo fa usando due strumenti di base:
- Parlare e modellare attraverso il proprio comportamento.
- Arrivare al cuore delle persone e toccare l’identità di chi crede in lui.
Lascia stare i manuali se poi non metti in pratica ciò che dovrebbe essere già presente nel tuo intimo.
Ecco come essere un leader: con coerenza e credibilità. Queste serve. Se poi dichiari che la tua azienda è una famiglia, voglio crederti e ti chiedo: un buon padre (o madre) deve essere presente nei momenti emotivamente importanti dei propri figli?
Quindi, dov’era quel leader in una situazione tanto importante come quella del dover tagliare alcune persone che hanno lavorato con e per lui? Non c’era.
Peccato, perché ha mandato in fumo anni di buona gestione e con la sua assenza ha comunicato molto di più che con la sua presenza: ha manifestato la vera direzione dell’azienda. Da quel momento in poi l’azienda ha iniziato a soffrire e si è dimostrata incapace di reagire e anticipare il mercato. Perché?
Le persone, anche quelle che non erano state toccate dalla manovra di allontanamento (tecnicamente si era trattato di un trasferimento di area in out-sourcing) hanno smesso di credere nel leader e nei manager. E quando questo accade, o cambi leadership, o l’azienda è finita.
I dirigenti, i manager, i proprietari faticano – se non addirittura detestano- ammetterlo, ma le aziende sono influenzate dalle emozioni. Vivono di emozioni. E questo a me pare più che scontato, visto che esse sono fatte di persone.
Lo riconosce perfino l’Harvard Business School: in uno dei suoi corsi ci sono un paio di lezioni dedicate proprio al riconoscimento delle emozioni (fonte Stever Robbins).
Ok, cambiamo prospettiva.
Cosa accade quando il leader è riconosciuto come tale e le persone si fidano e credono in lui?
Se vuoi che tutto funzioni devi avere un occhio di riguardo agli obiettivi. Hai mai sentito parlare di obiettivi ben formati? Il modello SMART gira dal 1954 (oggi c’è di meglio) eppure moltissime aziende non lo usano nemmeno, formulando obiettivi ridicoli.
Quindi, questi obiettivi, sono stati ben formati e condivisi? Ognuno dei membri del team ha la possibilità di misurare i progressi fatti verso il raggiungimento dell’obiettivo? Sa come farlo?
Ormai lo hai capito: un capo non è un leader. Essere leader è una relazione. Se pensi sia un lavoro sei fuori strada. Per cui inizia a pensare alle persone prima che ai processi (questo è il compito del management, non tuo).
Ricorda: tu, leader, sei quello che attira e attrae gli altri con una vision di come può essere il mondo che hai sognato. Sei la persona che dà energia e sa motivare chi gli sta intorno. E soprattutto, sei la persona che guida con il suo esempio. Perché tutto di te comunica: le parole, i silenzi, la presenza, e l’assenza.
Scrivitelo, registratelo o manda a te stesso un messaggio whatsapp… Fa quello che vuoi ma tienilo a mente: non sarai mai in grado guidare gli altri se non sai guidare te stesso.
Dai, se ti impegni e decidi di cambiare, ce la farai. Credici. Da dove cominciare? Beh, iniziare con il dare il tuo meglio.