Negli ultimi anni moltissime aziende hanno puntato sull’impatto e sul cambiamento che la tecnologia ha portato, sta portando e porterà all’interno della propria organizzazione.
Perfino nella gestione delle risorse umane in molti si sono orientati all’uso di software che possano definire la personalità, il comportamento e lo standard richiesto dalla propria azienda.
Questi strumenti sono molto utili, ne faccio uso anch’io e ne ho progettati alcuni, ma pensare di poter racchiudere l’intera questione in un parametro numerico o grafico è alquanto riduttivo. Perché le persone sono individui, e il cambiamento non può prescindere dal fattore “umano”.
Immagina di vivere un momento complicato oppure uno molto felice (scegli tu) e l’azienda ti chiede di compilare un test di profilazione, magari a casa tua, tra una pausa e l’altra, mentre sei in smartworking.
Secondo te la compilazione sarà in qualche modo influenzata dal tuo stato emotivo? Dalla stanza in cui lavori? Da ciò che ti è accaduto dieci minuti prima?
E potrei andare avanti con moltissime altre domande anche se credo che tu abbia già colto il senso di quello che sto scrivendo.
La tecnologia può aiutarci a raccogliere maggiori informazioni sulle persone ma non può sostituirsi al rapporto, al colloquio, all’interazione durante la quale vi sono una serie di variabili rilevanti da tenere in considerazione.
Quindi, il vero cambiamento non sta tanto nell’applicazione della tecnologia a ogni sorta di contesto, ma nell’avere una strategia di empowerment continuativo dei propri collaboratori, fornendo loro la possibilità di acquisire le competenze mancanti, di potenziarne altre, di limare altri aspetti.
Già nel biennio precedente sono stati individuati i fattori che più di altri sono in grado di prevedere il successo di un’azienda nelle fasi di cambiamento:
- Spirito di iniziativa del proprio team, quindi proattività;
- Giusto mix tra competitività e collaborazione, vale a dire fiducia;
- Sviluppo dei soft-skill, cioè abilità relazionali;
- Capacità di investimento delle proprie risorse (sforzo economico, tempo, flessibilità);
- Innovazione, non solo tecnologica, ma anche di approccio, e quindi di mind-set.
La tua azienda ha fatto un check di questi 5 fattori? A che risultato è arrivata?
Ma c’è dell’altro. Perché c’è un parametro che più di altri definisce la capacità di accettare il cambiamento, di riuscire a svilupparsi e a rimanere lucidi: il fatto di sapere imparare a imparare.
Quindi usiamo la tecnologia, usiamo i test per accelerare la raccolta di informazioni e fare le domande adatte alle persone, giusto per capire e per migliorare il grado di interazione con esse, ma ricordiamoci di coltivare l’umanità dei rapporti, svincolandoci dalla mera ricerca del profitto. Perché se ti prendi cura delle persone che lo generano, loro si prenderanno cura del profitto al posto tuo. Se per te è già ovvio, ricorda che per molti questo rappresenta il più grande cambiamento del prossimo decennio.