Tre anni fa, in un tardo pomeriggio di dicembre, fuori c’era la nebbia quando accompagnai mia moglie all’ospedale. Poco dopo, mentre nasceva Giulia, in una sera stellata con gli alberi di Natale accessi in tutta la città, la luna era alta in cielo.
Già, tre anni fa sono diventato papà, una delle esperienze più gratificanti della mia vita.
Se questo riguarda il mio caso personale, ci sono invece molte altre cose che mi accomunano a te: le emozioni indescrivibili che accompagnano il fatto di diventare genitore, come la prima volta che prendi in braccio il tuo bambino o la tua bambina, o quando vedi il suo sorriso e pensi “guarda, sorride proprio a me!”. A queste emozioni si accompagnano le preoccupazioni e l’ansia per i suoi pianti nelle le notti insonni, e la serenità che invece provi nel momento in cui le sue mani stringono le tue dita. E che dire dei sorrisi che ti fa quando sembra riconoscere la tua voce? In realtà la riconosce davvero, lo sapevi?
Con la nascita di un figlio arrivano alcune domande che prima non esistevano: sarò un bravo papà o una brava mamma? Sarò capace di occuparmi di lui/lei? E mia moglie/marito cosa penserà di me? Come crescere un bambino felice? E quante altre ancora.
Sai, sono le stesse domande che mi sono posto anch’io, ancora prima di diventare genitore. Mi sono interrogato, ho frequentato corsi, ho letto libri, ho fatto esperienza applicando le mie conoscenze in termini di coaching. Ma la cosa più importante è che ho agito subito, facendo e rifacendo tutto quello che avevo appreso: osservando le reazioni di mia figlia, ascoltando la sua voce, sentendo il suo respiro. E’ così che ho imparato davvero. Soprattutto ho imparato che un bambino felice ha genitori felici.
Sai, a volte ho ricevuto risposte immediate e mi sono detto “Funziona!”. Altre volte ho dovuto aspettare un po’ ma alla fine la ricompensa è arrivata. Ciò che ha accomunato questi passi è stato lo spirito con cui li ho affrontati, lo stato emotivo e mentale su cui ho lavorato e che ora sto mettendo a tua disposizione. Perché come ha funzionato con me (e con mia moglie) funzionerà anche con te.
Per prima cosa devi sapere che, ti piaccia o no, molto probabilmente stai replicando un modello educativo che hai ricevuto o che ti hanno detto di applicare. Forse lo stesso modello a cui ti ribellavi da bambino o che hai criticato da adolescente e da adulto.
Mentre leggi queste righe potresti esserti chiesto se stai usando una tecnica che funziona, oppure no. Oppure perché ti sei chiesto cosa fare come genitore mentre il titolo recita “bambino felice”. Continua a leggere, e ti sarà ancora più chiaro.
Voglio dirti che come mamma o papà hai tutti gli strumenti per fare meglio, per capire di più il tuo bambino, farti comprendere e anche per creare il giusto livello di autostima in tuo figlio/a, oltre che in te stesso.
Qualunque sia il tuo livello di preparazione, ecco che puoi inserire nella cassetta degli attrezzi lo strumento più importante di tutti: la consapevolezza.
A tal proposito ti voglio fare una domanda, la stessa che ho rivolto a me qualche anno fa: che tipo di genitore sono?
Pormi questo interrogativo mi ha aiutato a diventare una persona serena nella crescita di mia figlia e a impegnarmi quotidianamente a fare del mio meglio. Mi ha messo nella condizione di cancellare la parola fallimento dal mio vocabolario di genitore e vivere ogni esperienza come l’occasione di un nuovo apprendimento.
Quindi, adesso lo chiedo a te: che tipo di genitore sei? Per rispondere ti viene in aiuto la mappatura dello psicologo americano John Gottman il quale distingue quattro tipologie di genitori sulla base del rapporto con le emozioni che instaurano con i loro figli.
Vediamole subito.
Esistono genitori che credono che l’educazione riguardi esclusivamente il comportamento e il linguaggio (verbale) dei propri figli. Tutti concentrati sull’aspetto formale, danno poca importanza alle emozioni negative de figli. Addirittura pensano che le emozioni dei loro bambini siano immature. Questo tipo di genitore fa parte della categoria dei noncuranti.
Cosa avviene in questo tipo di famiglie? I bambini crescono pensando che esprimere i propri sentimenti e le emozioni sia sbagliato, con ovvie conseguenze sul livello di autostima.
I genitori censori invece si accorgono delle manifestazioni emotive dei loro figli ma, anziché accoglierle, le puniscono o faticano a dare la giusta interpretazione al messaggio che vogliono trasmettere. I genitori censori si orientato all’obbedienza, impongono vincoli e pretendono la regola del rispetto delle autorità.
La terza tipologia di genitori è quella lassista. Si tratta di persone attente ed empatiche, che tuttavia rinunciano a educare le emozioni dei figli. Non imponendo limiti ed essendo permissivi, non insegnano nulla al bambino.
Infine vi sono i genitori allenatori emotivi. Parlano di emozioni con i figli, le rispettano e sanno mettere limiti alle manifestazioni eccessive. Questo tipo di genitore ha le seguenti capacità:
- Sa riconoscere le emozioni dei bambini.
- Riesce a vedere in quei momenti un’opportunità di crescita per il figlio e per se stesso.
- Ascolta e manifesta empatia.
- Aiuta il bambino a mettere le emozioni in parole.
- Stabilisce dei limiti alle manifestazioni esagerate del comportamento negativo del figlio/a.
Quindi, cosa sto facendo per far sì che mia figlia si una bambina felice? Sono partito proprio da qui, da questa mappatura. Perché ora che sai a quale tipo di genitore fai parte ti è più facile intervenire sui tuoi comportamenti e correggerli. Sì, hai capito bene: intervenire sui TUOI comportamenti. Infatti il cambiamento parte da te prima di vederlo negli altri.
Pertanto se appartieni a una delle prime tre tipologie puoi sicuramente migliorare. In questo caso ti consiglio caldamente di iniziare subito a modificare alcuni dei tuoi comportamenti. Se invece appartieni già alla categoria degli allenatori emotivi continua così. Tieni le antenne alzate, gli occhi aperte e rimani concentrato.
A questo punto è utile porsi un’altra importantissima domanda: qual è il mio modo di comunicare con il mio bambino/a? Le parole che rivolgi a tuo figlio, fin dai primi giorni di vita, hanno un potere enorme: esse infatti sono in grado di condizionarlo, positivamente e negativamente, influendo sul suo livello di autostima, sulla fiducia in se stesso e sulla creazione dell’immagine che ha di sé.
Ricorda, genitore e adulto, sei uno specchio parlante attraverso il quale tuo figlio costruirà la percezione di se stesso.
Elimina le frasi nemiche dell’autostima (vedi l’articolo intelligenza emotiva con i figli) perché ciò che gli devi trasmettere è un amore incondizionato, basato sui suoi tentativi di riuscita piuttosto che sul risultato finale. Attraverso il tuo amore lui/lei sarà libero di esprimersi. Quindi evita i troppi apprezzamenti o i troppo pochi. Trova il giusto equilibrio e quando si tratta di lamentarti per il suo comportamento fallo in modo da non intaccare il livello di autostima del tuo bambino. Questo gli permetterà di crescere sentendosi libero e protetto, e farà la differenza sulla persona che diventerà. Farà la differenza anche su di te, perché avrai la certezza che hai fatto del tuo meglio e questo è l’esempio che tuo figlio/a vedrà e porterà nel cammino della sua crescita.
Tra tutte le cose, mi sento di consigliarti, ancora una volta, di mostrarti ai tuoi figli per ciò che sei. Sì, vuol dire parlare delle proprie emozioni, di come ci si sente di fronte a certe situazioni e fare attenzione all’uso di parole che possono ferire o scaldare il cuore. Essere sincero significa dimostrarsi un genitore affidabile, un modello da imitare, una persona alla quale si può dire tutto.
Quando genitori e figli imparano a comunicare con apertura e sincerità, coltivano la sfera intima della convivenza guidata dall’amore. E’ un passo importante per vedere il tuo bambino crescere felice e sarà molto più semplice che nel difficile periodo dell’adolescenza si rivolga a te senza timore, con onestà e con fiducia.
Questi sono i passi che ho compiuto e che continuo a compiere ogni giorno, e che sono sicuro, impegnandoti, puoi fare anche tu.
Infine ricorda: dai il tuo meglio. Sempre.