Non ti preoccupare! (Ma vaff...)

Mi chiedo se sia capitato anche a te di sentirti dire “Non ti preoccupare” e come risposta avresti voluto soltanto alzare il dito medio.

Da qualche anno so controllarmi – salvo alcune rare eccezioni, ma sono umano anch’io – e quindi riconoscono l’intento positivo dietro ai comportamenti dei miei simili (che se imparassero dagli animali, almeno alcuni, ne troverebbero sicuramente giovamento). Circostanza che mi permette di tenere a bada la mia comunicazione non verbale (alzare un dito lo è, giusto?)  e vedere se posso fare di meglio.

E allora PERCHÉ scrivo questo articolo? Perché è fondamentale che tu sappia usare meglio le parole.  Perché ogni cosa che dici genera uno stato emotivo in chi ti ascolta, e il come lo dici è da curare allo stesso del lavarsi la faccia al mattino o dello scegliere i vestiti per uscire.

Hai capito di cosa stiamo parlando? Di qualcosa che è stra-importante.

“Non ti preoccupare” viene detto spesso per alleviare il sentimento legato a una certa situazione, per far sentire la nostra partecipazione e cercare di dare una prospettiva diversa a chi ci ascolta.

Purtroppo una frase tanto innocua  e detta a fin di bene potrebbe portare qualche piccolo – o grande – inconveniente. E non mi riferisco a quei “non ti preoccupare” che seguono a un “ops, scusa, non volevo pestarti il piede” MA a tutte quelle volte in cui una persona ci mostra o ci racconta il suo dolore per un evento accaduto e noi gli sbattiamo in faccia un misero, imperdonabile “non ti preoccupare”, violando ogni regola di buon ascolto, empatia e umanità.

Te l’ho detto sopra: capisco l’intento positivo delle tue parole ma puoi fare di meglio.

E lo puoi fare per 3 ragioni principali:

  • Perché l’empatia è importante
  • Perché, almeno una volta nella vita, ti sei sentito anche tu così
  • Perché ascoltare una persona significa usare tutti i sensi, e quindi si tratta di essere “sensibili”

Mettiamo il caso che la mia macchina, mentre sto andando in montagna con la mia famiglia, decida di far accendere sul cruscotto una spia arancione con il simbolo del motore. E che sul display appaia una scritta “far controllare il motore”.

E mettiamo anche che oltre a non essere un meccanico sono uno che ci teneva a portare moglie e figlia a giocare sulla neve. E che ho avuto già una serie di spese nel mese di dicembre. E ora “far controllare il motore”.

Magari uno ti dice “non ti preoccupare” MA non sa il motivo per cui ti stai preoccupando. Reazione? Ma vaffan… corretto?

Forse era più sensato dire “Ehi, non ci voleva… proprio adesso”.

Forse il tuo dito medio se ne sta buono e ti viene quasi da pensare “dai, ora le/gli parlo e gli/le dico come mi sento”. E lo fai e re-incornici l’esperienza che hai appena avuto.

“L’unico giorno di ferie che ho. Abbiamo già speso abbastanza per sistemare casa, l’assicurazione dell’auto e le gomme nuove. Avevo risparmiato un po’ di soldi per fare un weekend con la mia famiglia. Sai, ho lavorato come un mulo quest’anno. E ora cos’ha questa macchina?”

Fermo! Ho detto fermo! Non dirlo, aspetta ancora.

“Caspita, mi dispiace. I soldi se ne vanno in un attimo. Un sacco di spese, lo immagino. Conosci un meccanico di fiducia? Uno onesto che possa controllare la macchina?”

Hai capito cosa stiamo facendo? E ci abbiamo impiegato meno di un minuto.

“Sì, oggi è chiuso ma domani lo posso chiamare.”

“Ottimo, e chissà che sia qualcosa di risolvibile con poco.”

WOW! Abbiamo detto la stessa cosa, lo abbiamo portato a far sentire quel nostro sentimento legato a “non ti preoccupare” senza dirlo!

Ma sei un mago! No, a meno che  le parole non siano una forma di magia. Anzi, oro che me lo fai pensare sì, le parole sono magia. Ma torniamo a noi.

L’esempio è molto semplice – è successo a me, tanto per essere chiari. E per me intendo quello a cui si è accesso la spia sul cruscotto – ma quante volte diciamo come prima cosa “non ti preoccupare” senza ascoltare davvero chi ci è davanti? Abbiamo avuto la sensibilità di entrare nel suo mondo o almeno di provarci? Ecco, forse allora possiamo capire le sue preoccupazioni e decidere perché quel momento crea quella situazione emotiva, come comunicare e cosa dire per tirarlo su di morale.

Meno “non ti preoccupare” e più ascolto attivo. Meglio se farcito da qualche secondo di silenzio: ecco un modo molto intenso di comunicare.

E adesso, non ti preoccupare, non pensarci adesso anche se ti consiglio di tenerlo a mente. 😉