Hai iniziato a usare un linguaggio più preciso? Noti la differenza? Ancora no?
Questo è normale in quanto si tratta di “abituarsi a cambiare abitudine”, soprattutto quando si tratta di usare una comunicazione efficace.
Nel precedente articolo di comunicazione efficace ti ho parlato delle cancellazioni e di come la mente tende a eliminare alcune informazioni, credendole poco importanti sulla base dei parametri neurologici e di convinzione di ognuno.
Oltre a questo, ci sono altri due aspetti da tenere in considerazione: quotidianamente, quando comunichiamo, operiamo delle generalizzazioni e delle distorsioni linguistiche.
Vediamo di cosa si tratta.
Immagina che da piccolo tu abbia visto aprire una finestra girando la maniglia in senso orario, spingendola verso l’esterno. La tua mente ha creato una generalizzazione basandosi sul fatto che TUTTE le finestre si aprono allo stesso modo. In questo caso, il meccanismo mentale risulta essere corretto nella maggior parte dei casi.
Ora invece immagina di conoscere una persona, che quel giorno ha davvero una pessima giornata risultando poco socievole. A distanza di qualche giorno la incontri nuovamente, e ancora una volta si rivolge in malo modo nei tuoi confronti. A questo punto è più che probabile che ciò che dirai di questa persona è “Lei è SEMPRE antipatica”. Magari lo è qualche volta, oppure spesso, ma nella tua mente hai generalizzato un comportamento e questo è poco utile per le tue future relazioni, diventando, in modo inconsapevole, un limite.
Altro esempio. Nei momenti in cui ti trovi in uno stato negativo, anziché comunicare efficacemente con il tuo partner, te ne esci con frasi del tipo “Non svuoti mai il bidone della spezzatura”, dove quel MAI è molto probabilmente un’altra generalizzazione.
Rallenta e non passare a conclusioni affrettate.
Restiamo su questo esempio ancora un attimo. Se dopo quell’affermazione il tuo compagno/a ti guarda male potresti associare il suo modo di fissarti a un’arrabbiatura e nelle occasioni successive in cui ti guarderà in un modo simile potresti distorcere la realtà, creando un tuo personalissimo film su ciò che quello sguardo significa.
Ecco che in poco tempo hai generalizzato un comportamento e hai distorto la realtà basandoti sulla tua mappa del mondo.
Così facendo, anziché metterti nella condizione di poter usare una comunicazione efficace, hai creato un procedimento con il quale alcune parti di una situazione vengono staccate dall’esperienza originaria e rappresentano, per te, l’intera sequenza. Questo tipo di generalizzazioni sono molte volte utili per affrontare la vita quotidiana (una pentola sul fuoco è meglio lasciarla dov’è piuttosto che infilarci una mano dentro, giusto?) e comunque necessarie per rendere le dimensioni dei messaggi che riceviamo dal mondo esterno più “maneggevoli”; altre volte, come detto sopra, ci limitano e ci creano altre convinzioni (ad esempio, un mio amico è stato morso da un cane e penso che tutti i cani mordano, con la conseguenza che me ne sto alla larga o tratto questi “amici” con diffidenza).
Quindi, attraverso un’associazione di causa-effetto costruiamo una distorsione della realtà, ritenendola vera o l’unica possibile.
Prendiamo l’affermazione: “non mi apprezza perché non mi sorride mai”.
Può essere successo che in un’occasione il “non sorridere” sia stato la causa del fatto che una persona non si sentisse apprezzata. In questo modo si è scatenato un pensiero legato a chi ha indotto le emozioni, anziché rendersi partecipe del motivo per cui chi fa l’affermazione è parte stessa del meccanismo. E non solo: la frase contiene qualcosa di più complesso, perché il non sorridere ora equivale a non essere apprezzato. Generalizzando e distorcendo la realtà il comportamento “non sorridere” viene esclusivamente associato a un solo atteggiamento: quello del disprezzo. E questa è una trappola presente in molte coppie dove esiste un prolungato periodo di crisi.
A questo punto, come fare per riconoscere questi meccanismi nel nostro modo di parlare e in quello delle persone che ci circondano?
Eccoti alcuni strumenti di applicazione immediata per comunicare efficacemente con te stesso (voce interiore) e gli altri.
Usi spesso termini del tipo tutti, mai, nessuno, ogni volta?
Ti esprimi prevalentemente in modalità “posso, devo, voglio”?
Basi con frequenza le tue scelte e/o giudizi su una relazione di causa-effetto che è frutto di un’esperienza passata?
Non serve che mi rispondi. Conosco la risposta perché, come ti dicevo, questi meccanismi fanno parte del linguaggio inconsapevole che moltissime persone utilizzano quotidianamente.
Quindi, se prima di parlare ti poni alcune domande e di fronte a una generalizzazione ti chiedi, per esempio, “è davvero tutte le volte? Non capita mai o qualche volta succede? E’ corretto dire nessuno/tutti oppure in realtà c’è qualcuno che non fa parte di questa categoria?” aiuterai te stesso a stabilire una relazione più appropriata, iniziando a comunicare efficacemente con chi ti sta a fianco e con le persone che incontri.
Qual è il vantaggio?
Per prima cosa, allarghi la tua mappa del mondo e ti è più facile capire il modo di comunicare degli altri.
Secondo, ti abitui a ricercare più informazioni anziché dare vita a sterili o inefficaci dialoghi basati su convinzioni, credenze e presupposizioni.
Terzo, hai la possibilità di fare pratica con un modo nuovo di comunicare (usando la PNL, pensa un po’… in barba a chi “non serve, è solo per venditori”).
Personalmente ho trovato grandissimi benefici, con il risultato di dare meno cose per scontato, di essere più attento nell’ascolto e di riuscire a farmi capire meglio.
Che ne dici, ti sembra abbastanza per iniziare a usare una comunicazione efficace?